L’evento del falò dell’Immacolata è una tradizione di numerosi comuni dell’Irpinia. Ha diverse denominazioni in base ai dialetti di appartenenza. Infatti questi vengono chiamati “fafagliuni”, “riti di fuoco”, “Notte re la Focalenzia“, “focaroni”, “focolai”, “fucarell”.
Nonostante questa tradizione fosse molto più sentita negli anni passati, ancora oggi resta presente. Infatti questa festa riunisce tutti, grandi e piccini. Nei giorni che precedono la data di accensione dei falò dell’Immacolata, tutti si apprestano a raccogliere ricci di castagne secchi, legna e tutto ciò che si può bruciare. Ogni contrada, ogni rione già nel tardo pomeriggio, si appresta alla sistemazione della legna per poi poter proseguire all’accensione del falò.
Il fuoco è da sempre visto come elemento di unione e aggregazione. Infatti l’origine dei rituali è legata al fuoco e alle sue proprietà purificatrici. Il fuoco è visto come simbolo per esorcizzare il male, le tenebre, ma anche come elemento primario intorno al quale l’intera comunità ritrova la sua unità e invoca il soprannaturale auspicando benefici per il futuro. La rigenerazione della natura attraverso antiche pratiche di esorcizzazione scandivano all’epoca un cambio di stagione. I principi religiosi e gli antichi rituali pagani rivivono e si rinnovano di anno in anno durante i falò. Così la popolazione dei diversi comuni si riunisce e si ritrova per scambiarsi “doe cunti”, cioè dei racconti, in serate all’insegna della musica, della cultura e della gastronomia.