Il torrone dell’Irpinia è uno dei principali dolci tipici natalizi più diffusi in Italia e nel mondo. Ma questo prodotto si consuma tutto l’anno vista la sua dolcezza e bontà. La tradizione del torrone risale ai tempi antichi e le stesse ricette sono tramandate da generazione in generazione e sono gelosamente custodite dai mastri torronai. Il suo nome deriva dal verbo latino “torreo” che significa abbrustolire, con riferimento alla tostatura delle mandorle o delle nocciole. Infatti, il torrone dell’Irpinia è composto da albume d’uovo, miele e zucchero. Questo dolce si riconosce dalla farcitura fatta di mandorle, noci, arachidi o nocciole tostate, rigorosamente prodotte nel nostro territorio.
Non si conoscono precisamente le origini del torrone. Ma la ricetta appartiene sicuramente alle zone del Mediterraneo. Secondo alcune ipotesi sarebbe un dolce arabo, in un secondo momento esportato in Spagna per poi arrivare in Sicilia. Secondo lo scrittore e storico latino Catone, nella sua opera “De Agricultura”, parla di un dolce a base di miele, farina, uova e formaggio fresco.
Invece Tito Livio e Marziale testimonio l’esistenza delle “Cupedia”, termine dal quale deriverebbe l’irpino “cupeto” per indicare il torrone. I Sanniti sconfissero i Romani durante la seconda guerra sannitica. Secondo la leggenda, questi offrirono ai perdenti un dolce a base di pasta di nocciole e miele dalla consistenza molto morbida, questo probabilmente era l’antenato dell’odierno torrone.
Il torrone è un dolce che si trova in numerose varianti. Il segreto di questo prodotto così amato è la genuinità e la qualità degli ingredienti, ma soprattutto la nocciola. Infatti, nel nostro territorio, viene prodotta la migliore qualità di nocciole d’Italia, che rappresenta circa un terzo della produzione nazionale. La crescita dell’albero da frutto del nocciolo, “Corylus avellana”, è favorita dalla composizione del suolo ricco di calcare. Il nome del genere “Corylus” forse deriva dal greco “kopus” che significa elmo. Mentre l’appellativo “avellana” fa riferimento alla pianta e deriva da Avella, come della provincia di Avellino famoso per la coltivazione delle nocciole. Infatti, nella lingua spagnola il termine “avellana” indica proprio la nocciola.
La pianta di nocciolo era apprezzata dai greci e dai romani in quanto ritenevano avesse proprietà magiche e benefiche. Nell’antica Roma, regalare un alberello di nocciolo era un augurio di felicità e prosperità. Invece, nell’Italia medievale, si pensava che i maghi riuscissero ad evocare i morti mediante i suoi rami. Ma quest’albero e il suo frutto, al di là di leggende e tradizioni, è un’autentica ricchezza sia economica che culturale. La nocciola è un simbolo distintivo della terra irpina. Per gli avellinesi, il nocciolo è come un familiare in cui sono custoditi i ricordi di una tradizione popolare da non dimenticare.