Il sedano è considerato il “principe dell’orto” e da alcuni viene chiamato “accio”. Il sedano di Gesualdo è un prodotto tipico irpino. Ha una produzione e una raccolta molto antica, e viene utilizzato nei tradizionali piatti come prezioso e saporito condimento. Nella terra di Gesualdo, collocata a metà tra due importanti corsi d’acqua, Ufita e Calore, il sedano acquista ricchezza e bontà. Ha un lungo processo di coltivazione che inizia nel mese di gennaio con la semina e termina tra giugno e luglio con la raccolta. La fase di trapianto avviene verso la fine di aprile, grazie a tecniche che consentono un impatto ambientale piuttosto contenuto.
Il sedano di Gesualdo si distingue per forma, sapore e colore. Importante è la fertilità del terreno, l’esposizione al sole, la rigenerazione idrica delle piante che consente loro di raggiungere anche il metro di altezza. Secondo l’antica tradizione, il prodotto, una volta raccolto, era lavato in vasche di marmo. Queste erano utilizzate appositamente dai contadini del luogo al fine di mantenere intatte la brillantezza del colore verde e la commestibilità del sedano che, ancora oggi, viene assaporato a crudo.
Il sedano di Gesualdo è riconosciuto dalla Regione Campania come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT). Questo costituiva, fino a mezzo secolo fa circa, la principale risorsa produttiva ed economica della comunità locale. Negli ultimi anni, quest’ortaggio ha avuto un periodo molto delicato, a causa della sostituzione con varietà di sedano più produttive e all’abbandono di un’importante parte di terreni. Si è parlato, addirittura, di un rischio estinzione. Fortunatamente non c’è stato grazie al coraggio di agricoltori e cuochi locali, ai quali si deve principalmente la nascita del Presidio Slow Food per il sedano di Gesualdo, istituito dall’omonima fondazione nel luglio 2021.
Il sedano di questo paese, oggi, insaporisce tantissimi piatti della cucina tradizionale del territorio. In Irpinia è utilizzato in un’insalata formata da un altro prodotto tipico gesualdino, ossia i pomodorini seccagni, con un filo di olio di Ravece e le “freselle”.
L’ortaggio è, inoltre, ingrediente di innumerevoli minestre, zuppe e vellutate diventando un elemento fisso nel periodo natalizio. Soprattutto nell’”accio e baccalà” che si trova in tantissime tavole di case e ristoranti in provincia di Avellino, in occasione dei “cenoni” della Vigilia di Natale e di San Silvestro.